Il riciclo è ormai una delle tematiche più importanti. Ecco come dire veramente addio all’inquinamento di tutta la plastica monouso.
La plastica monouso, insieme a moltissimi altri componenti, rappresenta senza dubbio una delle principali fonti di inquinamento.
Per contrastare questo problema, che ormai affligge il mondo da tantissimi anni, molti paesi, compresa l’Unione Europea, stanno sviluppando dei nuovi regolamenti per far si che vengano diminuite le produzioni e i consumi di quelle che vengono chiamate “plastiche monouso”. Purtroppo però non sempre tutte le nazioni si sono mostrate predisposte a intraprendere questa strada.
Addio alla plastica monouso: ecco cosa fare
Sul discorso del riciclaggio della plastica si potrebbe parlare per ore, ma fortunatamente di recente, è stato raggiunto un accordo preliminare che potrebbe portare, almeno così si spera, ad avere, tra le tante misure, il divieto di utilizzo delle buste di plastica leggere e delle confezioni monouso per frutta e verdura fresca nei supermercati.
In Italia, tuttavia, questa proposta di riduzione degli imballaggi è stata accolta con parecchie resistenze da parte delle imprese e del Governo. Così per invogliare le aziende a sostenere questo progetto il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, insieme ad altri, hanno previsto un credito d’imposta del 20% per le spese legate all’acquisto di imballaggi ecologici.
Questo incentivo però è destinato solamente a quelle aziende che: sono attive, regolarmente costituite e iscritte al Registro delle imprese; sono iscritte all’assicurazione generale obbligatoria o a forme sostitutive; non sono state sanzionate con misure interdittive ai sensi dell’articolo 9, comma 2, del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231; non sono in stato di liquidazione o sottoposte a procedure concorsuali.
Il credito d’imposta, sarà previsto con un limite massimo di 10.000 euro per azienda. C’è sempre però un trabocchetto in questi “compensi“. Infatti, come è giusto che sia, se le richieste complessive dovessero essere superiori ai fondi disponibili, l’importo concesso verrà ridotto proporzionalmente. Ma a questo punto la domanda che ogni proprietario di azienda si pone è una: Quali e quando devono essere stati acquistati questi imballaggi per essere coperti dall’incentivo?
La risposta è molto semplice. Sono ammissibili le spese sostenute solamente nel 2022, 2023 e 2024, e a patto che però esse siano anche successive all’entrata in vigore del decreto dell’ 8 novembre 2021. Per quanto riguarda invece il tipo di imballaggi che questo contributo copre, ne abbiamo una vasta gamma. Infatti l’acquisto di imballaggi riutilizzabili, come posate, piatti, contenitori per alimenti, imballaggi realizzati in materiali biodegradabili e/o compostabili certificati secondo la normativa UNI EN 13432:2002 sarà “rimborsato” con questo contributo.
Chiaramente le aziende interessate, e che siano in possesso dei requisiti richiesti, dovranno presentare una domanda attraverso la procedura online disponibile sul sito ufficiale del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.
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