Da sempre al centro delle polemiche, la flat tax. E ora, con le ultime modifiche, non arrivano affatto buone notizie per gli italiani.
Il recente Decreto Omnibus, approvato dal Consiglio dei Ministri mercoledì 7 agosto, introduce importanti cambiamenti nel regime fiscale italiano, in particolare per quanto riguarda la flat tax destinata a chi decide di trasferire la propria residenza in Italia. Ecco tutti i dettagli. Fareste bene a leggere, perché si rischia grosso…
La flat tax per i neo-residenti è stata introdotta con il governo Renzi nel 2016, come parte del cosiddetto “regime opzionale Neo-Residenti”. L’obiettivo era attrarre cittadini stranieri benestanti e potenziali investitori, proponendo loro un’imposta sostitutiva fissa sui redditi prodotti all’estero, pari a 100.000 euro, più un’ulteriore tassa di 25.000 euro per ogni familiare incluso nel regime.
Questo regime ha suscitato nel tempo critiche, soprattutto perché chi opta per questo sistema non è tenuto a dichiarare i redditi effettivi generati all’estero, rendendo difficoltoso stimare l’effettivo apporto economico di tali contribuenti all’economia italiana. Le preoccupazioni sono state sollevate anche dall’Osservatorio Fiscale Europeo, che ha evidenziato come questa misura favorisca solo una piccola élite di ricchi, senza un reale ritorno per il Paese in termini di investimenti o consumi.
Come cambia la flat tax
La tassa piatta, dunque, subirà un consistente aumento: l’imposta forfettaria raddoppierà, passando dagli attuali 100.000 a 200.000 euro per coloro che spostano la residenza nel nostro Paese, ma solo in presenza di determinate condizioni.
Il raddoppio dell’imposta forfettaria rappresenta una delle principali modifiche inserite nel Decreto Omnibus. La nuova tassa da 200.000 euro sarà applicabile a chiunque trasferisca la propria residenza fiscale in Italia, mantenendo il carattere opzionale del regime. L’adesione a questo sistema deve essere indicata nella dichiarazione dei redditi dell’anno in cui è avvenuto il trasferimento o nel modello 730 successivo, e il regime si rinnova automaticamente, salvo tre specifici casi: cessazione degli effetti, revoca dell’opzione o decadenza, ad esempio per mancato pagamento.
La misura punta a incrementare le entrate fiscali, ma restano dubbi sull’efficacia di tale raddoppio nel mantenere attrattiva l’Italia per i grandi patrimoni stranieri. Alcuni analisti si chiedono se l’aumento della flat tax non rischi di scoraggiare i “paperoni” dal trasferirsi nel nostro Paese, spingendoli a cercare altrove condizioni fiscali più favorevoli. Tuttavia, altri esperti ritengono che, con la Brexit e il futuro stop previsto per il 2025 del regime agevolato per i “residenti non domiciliati” in Gran Bretagna, l’Italia potrebbe continuare a rappresentare una destinazione appetibile.
È il destino della flat tax, dunque, quello di essere sempre contestata. Infatti, resta aperta la discussione sull’opportunità di mantenere o eliminare completamente una misura che, secondo alcuni, avvantaggia solo una piccola fascia di super ricchi senza contribuire realmente alla crescita economica del Paese.